Lavorare in uno spazio low-tech
Un ufficio 4.0 non è necessariamente un concentrato di tecnologia. Al contrario, l’evoluzione può essere…
Un ufficio 4.0 non è necessariamente un concentrato di tecnologia. Al contrario, l’evoluzione può essere un “ritorno” consapevole all’uso di tecniche costruttive antiche, rivisitate con la conoscenza dei principi di innovazione. In Belgio, l’esempio dei nuovi uffici di Leiedal progettati da C+S Architechts.
Da una parte quello che è stato definito, dai progettisti stessi, la ricerca del genius loci. Cioè delle caratteristiche che permeano il contesto, quando ancora lo spazio era popolato da un bosco accanto a un piccolo corso d’acqua e a una fattoria. Dall’altra, la riscoperta di un sapere costruttivo locale, per anteporre all’immagine standard di un immobile destinato a uffici un nuovo modello di architettura, che parla di integrazione nella natura, alla ricerca di un equilibrio tra costruito e paesaggio.
Parte da queste premesse il progetto sviluppato da C+S Architechts in team con MMA a Kortrijk, in Belgio, per i nuovi uffici di Leiedal, ente sovracomunale per lo sviluppo del Nordovest delle Fiandre. Una proposta di successo, che ha vinto la “Open Call” internazionale indetta dalla Flemish Government Architect, istituzione del Governo fiammingo di promozione della qualità dell’architettura e dell’ambiente costruito, che ha il compito di guidare (attraverso questa iniziativa che si ripete ogni sei mesi) i committenti nella ricerca di professionisti per lo sviluppo di interventi già pianificati.
L’edificio, che sorgerà nel parco tecnologico Kennedypark, rappresenta la sintesi di un approccio di design low-tech, che presta massima attenzione al disegno degli spazi e all’impiego dei materiali, in particolare del mattone, impiegato in modo innovativo.
Ispirato al «castello inglese», l’immobile è caratterizzato da un vuoto centrale, che propone un nuovo modello di lavoro flessibile nello spazio e nel tempo (assolutamente attuale soprattutto in seguito all’emergenza Covid), attorno al quale si sviluppano le funzioni di servizio agli uffici (sale riunioni, una piccola cucina, depositi, spazi tecnici, servizi igienici e circolazione verticale), ospitate all’interno di volumi che sono ricavati, per sottrazione, nella muratura perimetrale imponente (la facciata ha uno spessore di 70 centimetri).
Il concept risulta particolarmente efficiente in quanto elimina completamente gli spazi di distribuzione. L’edificio, massivo, presenta un bilancio energetico pari a zero, utilizzando al minimo l’apporto energetico degli impianti meccanici, non utilizzando isolamento termico e garantendo la ventilazione naturale. La natura è protagonista della struttura: popola le mura (abitate da persone e alberi- che diventano anche la casa per qualche piccolo animale) e asseconda gli ombreggiamenti naturali. «Un ufficio contemporaneo – spiegano Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, partner dello studio C+S Architects – non per forza deve vestire il clichè di ’torre vetrata’, astratta e svincolata dal contesto. Il nostro progetto è la dimostrazione di come, con un approccio olistico che tiene conto di ogni fattore, sia possibile realizzare strutture passive o addirittura attive, lavorando bene con l’orientamento, la struttura e la forma, prima che sugli impianti».