La consapevolezza dietro a un arredo sano ed etico
Scegliere, controllare, dichiarare. Per tutelare le persone e l’ambiente, la produzione deve essere consapevole e…
Scegliere, controllare, dichiarare. Per tutelare le persone e l’ambiente, la produzione deve essere consapevole e trasparente. In ogni contesto della vita quotidiana, anche nell’arredo della casa e degli spazi pubblici. Le storie di due coppie nella vita e nel lavoro che ricercano la qualità di ogni ingrediente che utilizzano e che lo raccontano al consumatore.
Il design non è solo una scelta di stile. È un impegno che si prende con il mondo e con chi lo abita. Dietro a una sedia, una madia o a un divano non c’è solo lo studio di una forma di tendenza o di una seduta comoda ed ergonomica. Progettare un elemento di arredo significa valutare ogni aspetto della sua vita e tenere in conto tutti i modi con cui questo oggetto entrerà nella quotidianità di chi lo acquista. Significa creare qualcosa che non solo sia sostenibile e rispettoso dell’ambiente, ma che tuteli la nostra salute all’interno della casa.
Accanto al Life Cicle Assessment, un metodo per valutare il reale impatto di ogni prodotto in tutto il suo ciclo di vita – dalla produzione all’utilizzo, fino allo smaltimento –, il criterio fondamentale per scegliere gli oggetti che ci circondano è un’accurata analisi della qualità di tutti gli ingredienti che li compongono. Non sempre, infatti, “naturale” è sinonimo di “salubre”, e se ormai tutto ciò che è green è etichettato come “buono”, “giusto” ed “etico”, chi produce ha la responsabilità di proteggere l’ambiente, ma anche di tutelare la nostra salute. Ecco, allora, che le aziende che hanno perfezionato i propri processi produttivi per minimizzare le ricadute ambientali ora trovano vocazione profonda nella progettazione sana, che mette la salute della persona al primo posto.
«Vogliamo creare elementi di arredo in grado di dare più di quello che richiedono, alla natura, al territorio e a chi li acquista – racconta Laerke Sutcliff, responsabile, insieme al marito Sean, di Benchmark Furniture, azienda inglese di arredo consapevole –. Cerchiamo di andare oltre l’abbattimento degli impatti “dannosi” per concentrarci su quelli positivi che hanno effetti sull’ambiente e sulla salute. Grazie alla nostra lunga esperienza nel campo della produzione sostenibile, oggi abbiamo una posizione di rilievo nella realizzazione di prodotti che “fanno bene”, in grado di rendere le case e tutti gli spazi chiusi non solo belli, ma anche sicuri». L’azienda ha stilato per punti un manifesto di consapevolezza e sostenibilità che tocca tutti gli aspetti del lavoro: materiali sostenibili e salubri, progettazione ragionata e rispettosa, produzione etica e di qualità, realizzazione responsabile e distribuzione dall’impatto contenuto, circolarità e trasparenza per ogni prodotto e processo. Benchmark Furniture sceglie legno certificato Fsc e ricerca fibre vegetali e oli per le finiture che siano bassoemissivi, sicuri per la persona e che abbiano minor impatto ambientale possibile. Controlla e rende pubblica la carbon footprint della sua produzione con la Red List Free, che certifica l’assenza di particelle tossiche e di emissioni nocive da parte dei prodotti, e la Declare Label, che per ogni elemento certifica l’origine, le modalità di produzione e le previsioni di fine vita.
È simile la storia di D3CO, azienda brianzola nata dalla conoscenza del settore che sette generazioni della famiglia Barzaghi hanno sviluppato. Forte degli studi di Life Cicle Assessment, Davide, designer ed erede della famiglia, ha puntato su una modalità progettuale che torna a fare riferimento alle buone pratiche pre-boom economico e pre produzione di massa. «Per realizzare i nostri imbottiti – racconta Christine Sinterman, moglie del fondatore e Ceo dell’azienda –, indaghiamo le tecniche di creazione dei tessuti, delle imbottiture e delle intelaiature secondo la conoscenza dei professionisti degli anni Cinquanta. Abbiamo rintracciato coloro che oggi potevano raccontarci come, allora, toccavano i materiali con le proprie mani e “sapevano fare”. L’obiettivo è usare solo materiali biocompatibili e biodegradabili, per aiutare chi vuole minimizzare il proprio impatto e proteggere la sua salute». Il tutto con un design che consenta a ogni prodotto di durare il più a lungo possibile. Per poi, a fine vita, scomparire come un elemento stesso della natura. Senza danneggiare la terra, l’acqua e le persone che ne hanno fatto uso. Con una missione: trasmettere questa sensibilità alle nuove generazioni, per formare futuri designer che approfondiscano le proprie ricerche in ogni punto del processo produttivo, e che abbiano a cuore il benessere degli adulti e dei bambini come degli alberi e dei fiumi.
Limitare l’impatto sull’ambiente non basta più. Oltre che sostenibile, quello che produciamo deve essere salubre. Perché se tutto è parte di un unico ecosistema, la nostra salute è anche quella del pianeta. E viceversa.