Health Academy: con Carlo Battisti parliamo di biofilia
Ospite della terza e conclusiva puntata di questa Health Academy, l’Ing. Carlo Battisti, con cui abbiamo parlato di biofilia nel tentativo di sfatare alcuni miti, che ruotano attorno a questo tema.
Biofilia e salubrità sono concetti balzati alle cronache recentemente, anche sull’onda del covid. Spesso però il tema della biofilia è banalizzato con il rapporto con la vegetazione, che si semplifica ulteriormente nell’idea che si debbano aggiungere piante in un appartamento, avere un terrazzo green e cortili e quartieri con tante piante. Ma è solo questa la Biofilia? Basta rivolgersi ad un vivaio per avere una casa biofilica?
No, la progettazione biofilica è molto più varia, complessa e multidisciplinare. Living Building ChallengeSM, il protocollo di sostenibilità dell’ambiente costruito più rigoroso al mondo, ha assorbito integralmente nella certificazione il lavoro di Stephen R. Kellert. Ci sono 6 elementi principali da considerare, suddivisi a loro volta in più di 70 attributi, che includono: caratteristiche, materiali, forme, relazioni, disegni, fenomeni fisici, ecc
Altra idea che circola è che, un po’ come l’architettura naturale, la biofilia soddisfi più i bisogni di edonismo personale, uno status symbol e che sia un fatto puramente ornamentale. Insomma, una questione di moda e esteriorità.
Se è vero che la progettazione biofilica si occupa anche dell’aspetto estetico degli spazi, i benefici che ne derivano influenzano direttamente il benessere fisico e psicologico degli occupanti, la salute, il rendimento scolastico, la produttività negli uffici e nei luoghi di lavoro, anche la propensione agli acquisti nei negozi. Ci sono ormai diversi studi scientifici e dati acquisiti su questo.
Come tutto ciò che ha a che fare con le percezioni e che fa i conti con la soggettività, c’è l’idea che anche la biofilia sia un fenomeno aleatorio e non misurabile. Mentre quello che rende un pensiero scienza è proprio la sua misurabilità e riproducibilità. Quindi, la biofilia che cosa è e dove si colloca?
È vero che è difficile misurare gli aspetti quantitativi della biofilia (ad esempio: quanta luce naturale provoca quanto benessere) anche se ci sono già degli studi in merito. Ma l’innovazione introdotta con LBC è proprio quella di classificare e parametrare questi aspetti e verificarne l’applicazione efficace anche con una valutazione indipendente e oggettiva.
Un altro tema importante affinchè un pensiero si traduca in fattiva realtà è che faccia massa critica. Questa massa critica nell’edilizia passa attraverso la consapevolezza de la volontà di progettisti e investitori. Il comfort e la ricerca della salubrità, sintetizzati con il termine “Biofilia” per semplicità, come vengono accolti dagli investitori?
La progettazione biofilica è ormai più che un trend, concetto di fatto non nuovo che è prepotentemente emerso negli ultimi anni, complice il fatto che la nostra vita si svolge per il 90% al chiuso, situazione aggravata dalla pandemia. Proprio per questo gli investitori stanno guardando con attenzione a questi scenari, perché l’aumento del benessere, del rendimento, della produttività delle persone si tramuta facilmente in un incremento del ritorno economico.
Ultimo argomento affrontato è legato ai costi e alla complessità di sviluppare un progetto secondo principi biofilici. Tu che vieni dal mondo del cantiere, come Ingegnere edile, consa ne pensi? E’ solo una percezione che perseguire questi obiettivi sia più complesso e costoso o è solo una questione di ottimizzare alcuni processi e indirizzarli in un modo piuttosto che in un altro?
In realtà la progettazione biofilica comporta un approccio consapevole (vorrei dire anche “umile”) e multidisciplinare. Può essere necessario coinvolgere degli specialisti (esempio: scienza dei materiali, illuminotecnica, acustica, urbanistica, biologia, geografia, sociologia, ecc.) in modo da sfruttare le sinergie secondo un approccio integrato che punti a un risultato armonioso ed efficace.
Evento condotto in studio da Andrea Dell’Orto