Gli inquinanti chimici: la pericolosità dei composti organici volatili
La famiglia degli inquinanti chimici è molto ampia e comprende al proprio interno composti dai…
La famiglia degli inquinanti chimici è molto ampia e comprende al proprio interno composti dai diversi gradi di pericolosità. Conoscerli e distinguerli è quindi fondamentale per monitorare la loro presenza negli ambienti in cui viviamo e per capire se, quando e come è necessario intervenire per contrastarli e debellarli. Ce ne parla ancora Damiano Sanelli – referente tecnico dell’ATTA – all’interno del podcast Casa e Salute.
Sia in ambienti privati sia in immobili non residenziali – uffici, ad esempio – è necessario attuare sistematiche verifiche e controlli sulla qualità dell’aria che respiriamo. Soprattutto nei contesti non residenziali, ci sono norme da rispettare, anche se poco conosciute: raccogliere e confrontare le informazioni è utile per capire quanto un edificio sia malato o quanto piuttosto l’aria al suo interno sia salubre.
Ma cosa si intende per inquinante chimico? Nello specifico, si tratta di sostanze rilasciate da una grande quantità di materiali – non solo edili – che respiriamo costantemente durante la nostra quotidianità, in casa, in auto o in ufficio. Sono sostanze la cui pericolosità – non per tutte di pari intensità – deriva dalla loro estrema volatilità, che le rende facilmente disperdibili nell’aria e quindi inalabili. Temperatura e umidità sono due fattori che influenzano molto la pericolosità di queste sostanze, poiché ne favoriscono l’evaporazione. Alcune, ad esempio, non sono più pericolose di per sé, ma lo diventano perché volatizzano a temperature basse, comuni negli ambienti che abitualmente frequentiamo. Altre, come la formaldeide, l’acetaldeide e il toluene, sarebbero potenzialmente più pericolose, ma volatizzano a temperature più alte e difficili da raggiungere in una casa. Nel secondo gruppo rientrano molte sostanze, come quelle citate, che sono tendenzialmente cancerogene o mutagene, ossia danno problemi genetici in fase di riproduzione.
«L’attività principale per poter valutare i rischi che corriamo all’interno di un ambiente indoor – spiega Damiano Sanelli – è quella di monitorare e di capire qual è il rischio effettivo a cui siamo sottoposti». Sostanze pericolose come la formaldeide e il benzene fanno parte della nostra quotidianità più di quanto pensiamo: li troviamo, infatti, in tanti materiali di costruzione, nelle vernici, nei pannelli di isolamento, nelle piastrelle e negli arredamenti, ma anche nei prodotti per la pulizia e nei deodoranti. «Il benzene, in particolare, deriva dall’evaporazione del carburante – il tipico odore dolciastro che sentiamo quando andiamo a fare benzina – ma è una sostanza cancerogena che viene emessa anche dalle sigarette, o utilizzato per la produzione di materie plastiche e sintetiche» spiega ancora Sanelli.
Come agire quindi, nel nostro piccolo, per monitorare la situazione nei nostri ambienti? Esistono in commercio misuratori di composti organici volatili, utili per farsi una prima idea della qualità dell’aria che respiriamo; per un’analisi più approfondita, che indichi anche quali tipologie di sostanze sono presenti – e il loro grado di pericolosità – e che distingua la CO2 – rilevata in quanto gas di scarto respiratorio – da sostanze effettivamente pericolose, occorre l’analisi di uno specialista.
È quindi importante orientare la nostra consapevolezza in modo che si crei una cultura diffusa su queste sostanze chimiche, per far sì che il loro contrasto parta da gesti e azioni quotidiane che ci consentano anche di imparare a convivere con questi inquinanti.
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