Fate presto, la scuola è la priorità!
Investire nell’edilizia scolastica, nel rinnovamento delle sue strutture e nel ripensamento degli spazi della didattica non è solo lungimirante, è la cifra della nostra civiltà
*Immagine in apertura: Ing. Samuele Borri – INDIRE
Questi mesi di pandemia hanno messo in evidenza problemi e carenze ormai difficilmente ignorabili e il mondo della scuola non fa eccezione, anzi, forse è quello che pagherà il prezzo più alto in termini di ricadute a lungo termine.
I prossimi mesi saranno ancora difficili, soprattutto per alcune classi e categorie sociali. La scuola dovrà avere un ruolo determinante nel mantenere legami di coesione, integrazione, presidio territoriale e nel portare innovazione negli stili di vita.
Uno scopo da perseguire avendo ben presente il problema della sicurezza dei suoi ambienti, rappresentato il primis dalla qualità dell’aria. L’emergenza Covid ha messo in luce il problema della ventilazione, del ricambio e depurazione dell’aria nelle scuole. E’ urgente mettere in atto buone pratiche, utilizzando soluzioni tecnologiche ormai largamente disponibili, per evitare le possibilità di contagio e garantire così la continuità degli insegnamenti.
Ma sarebbe riduttivo declinare il tema della sicurezza a scuola limitandolo solo alla qualità dell’aria. Il problema da affrontare con impegno e visione è l’edilizia scolastica nel suo complesso: perché significa occuparsi del benessere delle nuove generazioni, delle studentesse e degli studenti, del personale della scuola, ma significa anche trattare finalmente il tema dei luoghi dell’apprendimento, che dovranno essere ripensati perché non più al passo con i tempi. Spazi ben progettati, per favorire, così come insegnano le neuroscienze applicate all’architettura, un migliore apprendimento, per memorizzazione e sviluppo cognitivo.
E se fino ad oggi, per ovvi motivi di urgenza e contingenza, l’attenzione alla sicurezza in classe è stata canalizzata sul problema dell’aria, sui metodi più efficaci per contrastare la diffusione del virus, è tempo di trattare il tema in chiave tecnologica e progettuale. Gli esempi ci sono e mostrando realtà di successo, già realizzate e funzionanti.
Il nostro obiettivo è accendere un faro sul mondo della scuola, favorire l’informazione e la consapevolezza, con l’intento di portare avanti una riflessione più ampia. E vogliamo mantenere viva nei prossimi mesi l’attenzione dell’opinione pubblica, dei decisori, degli amministratori, del personale della scuola, del mondo della progettazione e dell’industria.
L’edilizia scolastica notoriamente non versa in buone condizioni: il nostro è un patrimonio vecchio e richiede interventi urgenti. Alcuni numeri tratti dall’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica del MIUR, recentemente resi disponibili in chiaro on line, ci aiutano a capire il contesto.
I dati relativi all’anno 2018/2019, con esclusione del Trentino Alto Adige, in Italia si contano 47.705 scuole, ospitate in 40.160 sedi. La Lombardia è la regione che registra più sedi.
Le scuole ospitano circa 8 milioni di studenti, a cui vanno aggiunti circa 800.000 insegnati e 200.000 addetti del personale scolastico. Stiamo parlando quindi di una bella fetta di cittadini.
Poco più della metà delle scuole italiane è edificata prima del 1975 e poco meno di 1/3 (per l’esattezza 11.330) ancor prima del 1960, quest’ultima categoria percentualmente la troviamo in Liguria.
Ci sono anche scuole “nuove”, non molte a dire il vero, sono circa 3000 realizzate dopo il 2000. La regione con più nuove edificazioni è il Molise, seguita dall’Emilia Romagna.
I dati del MIUR consentono anche di valutare anche quali scuole si trovano in zone a vincolo idrogeologico e sismico: dal rapporto emerge che sui circa 40.000 istituti, per ben 34.906 (circa l’87%) non sono state seguite normative di progettazione antisismica, sebbene il MIUR non indichi il criterio con cui è stata operata questa distinzione.
Questa la situazione fotografata ad oggi. Proviamo ora a fare una proiezione. Ci viene in aiuto l’ultimo Rapporto Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli. Secondo il Rapporto, a fronte di un patrimonio edilizio vetusto e con gli andamenti demografici in calo, nei prossimi anni possiamo aspettarci che la domanda per nuove costruzioni scolastiche sarà modesta. I decisori, quindi, dovranno concentrarsi sulla ristrutturazione e riqualificazione degli edifici esistenti.
E sarà necessario agire su tre direttrici fondamentali: SICUREZZA – SOSTENIBILITÀ – INNOVAZIONE DIDATTICA. Tendenze progettuali ormai diffuse, a dire il vero più all’estero che nel Belpaese, ma visibili e replicabili, da cui trarre ispirazione, per realizzare ambienti di apprendimento FUNZIONALI E FLESSIBILI.
E allora proviamo a fare due conti. Sempre il Rapporto della Fondazione Agnelli ci viene in aiuto:
Per rinnovare i circa 40.000 edifici scolastici oggi, su un totale di 150 milioni di mq e considerando un costo di 1350 euro/mq IVA esclusa, servirebbero 200 miliardi di euro, pari all’11% del PIL.
Un impegno enorme che richiederebbe di partire da subito, selezionando attentamente gli interventi prioritari, con continuità di volontà politica dei governi.
Nella gallery che segue, alcune immagini tratte dalla presentazione dell’Ing. Samuele Borri – INDIRE, riguardo la riconfigurazione degli spazi negli ambienti scolastici