Ecobonus e il rischio di misure non orientate a un vero post-Covid 19
Incentivare il 110% degli interventi edilizi sulla casa ha senso se insieme viene stabilita una strategia per opere in grado di fare una vera differenza sulla salubrità delle case.
La notizia è di queste ore. Nel decreto “maggio”, con le misure economiche per affrontare l’emergenza causata dalla pandemia Covid-19, ci dovrebbe essere anche l’aumento dell’ecobonus e del sisma bonus, attraverso la detrazione dalle tasse del 110% (anziché il 65% attuale) della spesa sostenuta e con la possibilità anche di uno sconto diretto in fattura. Una spinta notevole per il settore dell’edilizia e della ristrutturazione. Con un focus ben preciso: quello della casa, cioè del bene massimo su cui è puntata oggi tutta l’attenzione dell’opinione pubblica.
L’annuncio, che arriva dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, parla di un incentivo per la sostenibilità. Ma è proprio su questo vocabolo che vi invitiamo a riflettere.
Cosa non ci convince?
La lotta conto Covid-19 ci ha insegnato, proprio in questi giorni, come bonus, ecobonus e altre forme di incentivo concesse dal Governo in passato non sempre abbiano focalizzato la propria attenzione sulla crescita di una vera qualità del costruito. Una qualità di cui oggi si evidenzia la mancanza, costretti a vivere in casa o in ambiente confinato per numerose ore al giorno.
Oltre agli annunci di incentivi economici che puntano all’edilizia efficiente, dunque, ciò che ci aspetteremmo dal Governo sarebbe una vera azione per sostenere – nella miriade di interventi che possono essere ricompresi sotto il generico termine di ristrutturazione – quel tipo di investimenti che davvero possono garantire alle persone di abitare in case più salubri.
Si tratterebbe – ovviamente – di stabilire criteri precisi sulla tipologia di opere, tecnologie e materiali che vanno davvero incentivati, perché sono in grado di fare una vera differenza. Le informazioni per orientare la politica nella scelta sono quelle dispensate dallo stesso Ministero della Salute e dai tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità, che da anni lavorano per mettere in guardia la popolazione dai rischi di una casa bella, ma insalubre.
Le indicazioni dell’Onu
Lo stesso Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha lanciato un monito per chiedere agli Stati la disponibilità a cogliere la crisi in corso come occasione per orientare la spesa pubblica di sostegno alla ripartenza economica con azioni mirate a obiettivi di reale green new deal. Fra le sei regole consigliate, c’è espressamente quella di porre attenzione agli stanziamenti per soluzioni e progetti volti al contrasto del cambiamento climatico, interrompendo i sussidi al mercato delle materie prime che usano combustibili fossili e incidono sulla produzione di CO2.
Tradotto in edilizia, questo significa introdurre delle premialità di detrazione vincolate all’uso di sistemi e prodotti capaci di rispondere alle prescrizioni dell’Onu. In realtà. come noto, la maggior parte del comparto delle costruzioni è, invece, ancora poco attenta a questi temi e i prodotti a base fossile sono largamente diffusi. Basti pensare al settore degli isolanti.
La nostra richiesta
Se gli ecobonus erogati dal Governo vogliono davvero configurarsi come una misura per superare l’emergenza Covid-19, ciò che chiediamo come Home, Health & Hi-Tech è un provvedimento che incentivi un risanamento vero delle abitazioni, dove ogni progetto sia valutato nel suo complesso. Accanto agli interventi per l’efficienza energetica, vanno ad esempio incentivate le installazioni di sistemi per un corretto e costante ricambio dell’aria indoor, unico modo per evitare l’aumento di concentrazioni di sostanze nocive degli edifici (ricordiamo che gli inquinanti potenzialmente sono oltre 900 fra eventi chimici e biologici). In secondo luogo, va orientato il pubblico dei committenti, che deve essere stimolato a riconoscere vere tecnologie per la sostenibilità, attribuendo al mercato un ruolo critico e responsabile. Insomma, la sfida è ancora una volta culturale e non solo economica, nella foga di aumentare il PIL, attraverso misure che rischiano di generare solo nuove bolle speculative.